Agnieszka Radwanska, la tessitrice arcaica
Agnieszka Radwanska “la professoressa”. Agnieszka “la tessitrice”. Aga “la maga”. In un circuito ormai irrimediabilmente contrassegnato da un tennis che si limita a far leva sulla potenza esasperatamente monocorde e fine a se’ stessa, rattristato, per non dire offeso da una schiera sempre più folta di giocatrici fotocopia, talmente mono-tematiche da non riuscire a distinguerle l’una dall’altra, figurarsi ad affibbiare loro un appellativo in grado di valorizzarle; la polacca può contare su diversi nickname. Come una “professoressa”, Agnieszka Radwanska disegna con autorità geometrie soffuse, tese alla ricerca di angoli velenosi, di traiettorie destabilizzanti, avvalorate da un acume tattico secondo solo alla leggerezza con cui danza sul campo. Con lo sguardo impenetrabile, paziente, pignolo di una “tessitrice”; Agnieszka imbastisce la sua tela sulle note di una nenia arcana, che finisce con l’avvolgere le ignare avversarie, fino a soffocarle. Finché Abracadabra non di rado Aga si improvvisa “maga”; ed eccola dar vita a quel colpo che non ti aspetti, a quella soluzione che mette in discussione tutto, a quel tocco che confonde, stravolge, incanta.
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